Editoriale

CONTRATTO FERMO SOLO SU PARTE ECONOMICA (88 LORDI). NESSUNA BOZZA NORMATIVA E PREVIDENZA COMPLEMENTARE

E’ ormai da un mese che si continua a parlare di imminente avvio della trattativa per il rinnovo del contratto del Comparto Sicurezza e Difesa. Domani 17 gennaio, il Governo, presenterà una proposta di sviluppo tabellare delle voci salariali a cui destinare gli stanziamenti con la prospettiva di una rapida definizione degli aspetti economici e la liquidazione delle relative somme il prossimo mese di Febbraio o al più tardi a Marzo. “Tabelle” la cui mancanza ha fatto saltare “il tavolo” di confronto tra sindacati, rappresentanza militare e governo. Più che un ribaltone, un rinvio con conti alla mano di quanto si percepirà in seguito all’aumento. Sinora si tratta esclusivamente di rinnovo della parte economica, con le cifre indicate ufficiosamente che non dovrebbero superare gli 88 euro lordi.

Nulla per quanto riguarda la parte normativa del contratto. Eppure è palese la necessità di un maggiore riconoscimento giuridico ed economico per tutti i lavoratori in uniforme, in servizio permanente o volontari: occorre un aumento salariale che permetta di recuperare totalmente la perdita di potere di acquisto verificatasi negli ultimi dieci anni, ma anche di sviluppare la piattaforma normativa, integrandola adeguatamente con l’istituto della specificità, rimasto, ad oggi, un contenitore vuoto.

Le voci parlano di un contratto normativo che potrebbe essere la fotocopia di quello già in vigore (anche perché le somme a sostegno del normativo sarebbero già prosciugate dalla parte economica) oppure un contratto economico firmato in tempi più o meno rapidi in modo da far arrivare nelle buste paga qualche aumento e un po’ di arretrati e contratto normativo rinviato alla prossima legislatura.

Per il momento la situazione appare comunque molto fluida anche perché, oltre il tira e molla giocato su poche decine di euro, mancano prese di posizione ufficiali sulla parte normativa che regola il contratto. Per non parlare della previdenza complementare, quale migliore occasione dell’agognato rinnovo contrattuale per colmare, almeno in parte, la sperequazione tra chi ha beneficiato del sistema retributivo e chi andrà in congedo con il sistema contributivo?

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