Politica

CONTRATTO MILITARI E POLIZIA: AUMENTI LORDO DIPENDENTE E NON LORDO STATO

L’obiettivo del governo  è di concludere la partita entro il prossimo 4 marzo, data delle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento e regionali in Lombardia e Lazio. Ma la strada è tutta in salita. L’incontro di ieri sera tra governo, sindacati e rappresentanza militare non ha sciolto nessuno dei nodi che impediscono alle trattative di fare un passo avanti.

Il tavolo concluso con un rinvio a causa della mancanza delle tabelle riportanti la distribuzione degli aumenti per il personale, ha, di fatto confermato le intenzioni governative di un aumento di 88 euro lordi. Le uniche differenze con i precedenti incontri sono:

  1. L’indennità di vacanza contrattuale non sarà assorbita e quindi anche gli arretrati (2016/2017) saranno, flebilmente, maggiori.
  2. Il sottosegretario alla Funzione Pubblica Angelo Rughetti ha inoltre sottolineato che le somme a disposizione sono Lordo dipendente e non Lordo Stato. Spieghiamo la differenza. Il Lordo Dipendente è la cifra Base sulla quale si calcolano le ritenute a carico del dipendente ed i contributi a carico dell’amministrazione. Il Lordo Stato detto anche Omnicomprensivo è il risultato del Lordo dipendente + i Contributi a carico Amministrazione. È, quindi, il costo complessivo che la scuola sostiene sostiene per quel compenso.

Di fronte a queste cifre ed a questi timidi escamotage governativi la gran parte della platea di lavoratori del Comparto Sicurezza e Difesa è piuttosto fredda perché si tratta di aumenti lordi (seppur lordo dipendente) che tradotti in euro netti sullo stipendio si riducono a seconda della tassazione del destinatario.

Ricordiamo che, secondo l’Istat, dal mese di gennaio 2010 al novembre 2017, i prezzi al consumo sono aumentati del 9 per cento. Per recuperare il potere d’acquisto che le retribuzioni dei militari e dei poliziotti avevano nel 2009, in base a uno stipendio medio di 1.500 euro al mese, l’aumento dovrebbe aggirarsi quindi attorno ai 135 euro netti mensili: circa 270 euro lordi. Il triplo di quanto offerto da governo.

C’è poi la questione arretrati. Per il triennio 2016/2018 – cui si riferisce questo contratto – il governo dovrebbe sborsare 2mila euro di arretrati procapite. Ma, anche in questo caso, il piatto piange e la proposta si ferma a 450 euro. E nulla per i trienni 2010/2012 e 2013/2015.

La partita dei nuovi diritti/doveri. Gli aumenti, seppure striminziti, andranno accompagnati dalla riscrittura della cosiddetta parte normativa del contratto: diritti e doveri, formazione e orario di lavoro. Parte governativa che il governo ha ancora tirato fuori e che vuole rinviare a data da destinarsi, ma che comunque dovrà necessariamente essere a costo zero per esiguità di fondi.

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