Editoriale

Di Maio benedice il generale Agovino. È lui l’uomo che salirà al potere!

I giochi sono stati fatti. Tutto rifinito con maglietto e scalpello. La prima proroga tocca al generale Parente, numero uno dell’AISI e investigatore di lunga data dei Carabinieri. Parente deve rimanere ancora un altro anno, all’AISI, non perché è bravo, ma perché serve come testa d’ariete. Parente è inattaccabile, persona perbene e fuori da tutte le logiche politiche. Sarà lui ad aprire il valzer delle proroghe, tutte di un anno e per tutti. Si, per tutti! I generali a capo delle forze armate possono ben sperare, almeno per ora, perché così volge il vento. C’è solo un problema, il Presidente! Il Capo supremo non sarebbe d’accordo. Mattarella vorrebbe far rispettare i termini, le scadenze e aprire alla possibilità di nuove nomine, nuovi volti ed energie fresche. Troppi legami con la politica e gli scandali che coinvolgono gli alti ufficiali sono all’ordine del giorno. C’è il caso Palamara alle spalle, ci sono le ultime inchieste della Polizia sugli appalti, ci sono gli innumerevoli suicidi nelle truppe, insomma, qui bisogna cambiare tutto… Anche perché ha sempre funzionato la regola del cambiare tutto per non cambiare niente, di gattopardiana filosofia. Ma calma e gesso. La politica tesse e cuce, è all’opera, esattamente come avveniva 30 anni fa, forse 40, allora c’era l’IRI, c’era Botteghe oscure e nelle stanze dei bottoni si assegnavano appalti, miliardi e nomine.

Oggi invece è tutto cambiato, o quasi, perché per gli appalti e i miliardi c’è il controllo incrociato e poi c’è l’Europa. Insomma, ci vuole più tempo per lavorarci sopra. Restano però gli incarichi, quelli della PA, quelli sono interni. Quelli che i 5 stelle volevano affidare per meritocrazia. Già, volevano. Di Maio era un fautore del cambio e del merito. Poi sappiamo tutti come è finita con Leonardo, il MISE, Cassa Depositi e Prestiti e altre poltrone. Ora tocca ai vertici. Per un incarico bisognerebbe andare alla Farnesina! Così dicono alla Camera, giù al bar, da Giolitti. C’è la fila, come quando si va in visita al Santuario di San Luigi Gonzagada, un benefattore che oggi ha lasciato il suo messaggio alle congregazioni. Pare che la fila, però, qualcuno l’abbia saltata, anzi evitata, perché da tempo era nelle preghiere del Santo protettore. È un generale amico. Uno a cui la proroga di un anno serve, è fondamentale. Deve salire su uno scranno, uno dei due. Si perché ce ne sarebbero due, uno quello del DIS, l’altro quello del comando dei carabinieri. Sarà lui a scegliere con calma, durante quest’anno di scambi di affetti e di lusinghe, l’incarico che calerà dall’alto per grazia ricevuta.

Il generale è Agovino, è un Carabiniere, lo era, ora è il numero due dell’AISE, coordina gli 007 italiani che operano fuori dai confini ma anche alcuni, “delicati”, che giocano in casa e che, per tradizione, rispondono ad “alcune gerarchie”. Nulla quaestio sul generale italiano, per carità, profilo in regola e uomo di eccelse virtù, il problema è il metodo. Cioè, se non sei amico a Di Maio non ti nominano, non ti scelgono… Così dicono nella Marina e nell’Esercito. Ma come proprio a Di Maio che organizzava il vaffaday? Va bene che alla Farnesina i costi sono triplicati, gli appalti vanno agli amici e le poltrone pure, ma almeno evitiamo di accusare i Renzi, i Berlusconi e altri che, sicuramente, prima dell’attuale santo benefattore, hanno fatto molto ma molto meno… Manca qualche scatto estivo alla Capannina o da Guido Lembo e il tuffo nell’Italia che si abbuffava è presto fatto.

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