Guardia costiera

Guardia Costiera: quando la specificità diventa un limite

L’Italia è, da sempre, un vivaio di eccellenze: da Leonardo a Michelangelo, dal cibo alle opere d’arte, dalla moda al design, la nostra storia è ricca di straordinari esempi nei più svariati settori dell’arte, della letteratura e delle scienze. Dove pecchiamo, tuttavia, è nelle capacità gestionali: spesso, infatti, le eccellenze non ricevono adeguato supporto e riconoscimento in Patria anzi, a volte le scarse capacità manageriali rischiano di oscurare i brillanti risultati ottenuti dai singoli.

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Beh, con le dovute proporzioni, questa paradossale situazione sembra calzare a pennello alla Guardia Costiera perché, al netto dei sentimentalismi, la Guardia Costiera italiana rappresenta senza dubbio un’eccellenza, riconosciuta a livello internazionale.

Un Corpo piccolo cui sono affidate esclusive, fondamentali ed insostituibili responsabilità di gestione e tutela del mare, nonché di salvaguardia della vita di coloro che per mare vanno, che sia per lavoro o per diletto; una realtà unica nel panorama istituzionale che, come ci si vanta, riesce a fare molto con poche risorse.

E siamo giunti al nocciolo della questione: le risorse! Può un manager essere definito “buon gestore”, se ha mantenuto bassi i costi sacrificando i diritti dei propri dipendenti? Sicuramente no, ma è ciò che quotidianamente accade.

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Negli ambienti del settore si ode una musica di sottofondo, una sorta di motivetto sussurrato che risuona dai piani alti: “siamo un modello di efficienza perché continuiamo a farci carico di nuove attribuzioni senza chiedere un euro in più”. Ma questo mantra autocelebrativo altro non è un modo subdolamente elegante per dire: “tiriamo a campare sulla pelle di chi sta sotto di noi!”.

Già, perché è esattamente ciò che da anni avviene: si fa la spending review sacrificando i diritti dei propri dipendenti, attraverso il mancato riconoscimento dei diritti dei lavoratori.

Ma la vera domanda, quella che ognuno di noi si pone, è: perché non si chiedono maggiori fondi o aumenti di personale?

La risposta è così semplice quanto amara, esempio lampante della peggior burocrazia che caratterizza questo meraviglioso Paese: perché in una strenua lotta per la sopravvivenza tra i Corpi dello Stato in questa particolare congiuntura economica, di regola il grande mangia il piccolo, ed il piccolo può sopravvivere solo se dimostra di essere particolarmente efficiente, facendo molto con poco.

Ma siamo sicuri che la sopravvivenza del Corpo sia in discussione? Sicuramente no, perché le insostituibili funzioni di cui si occupa non possono certo essere abbandonate. Quindi, ad essere messe in discussione non saranno mai le mansioni che quotidianamente svolge il personale, ma solo l’apparato centrale che le gestisce. Del resto, le vere sovrapposizioni, i famosi “doppioni” da eliminare in un’ottica di risparmio ed efficientamento della Pubblica Amministrazione, non sono certo gli uomini e le donne che operano, quanto le relative strutture verticistiche. Diciamoci la verità: si tratta solo di sopravvivenza di casta, perché ai cittadini poco importa se l’uniforme di chi gli garantisce sicurezza sia blu, verde o grigia.

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Possibile che nessuno si accorga di tutto ciò? La classe politica di questo Paese batta un colpo: davvero riesce a farsi mettere sotto scacco da pochi burocrati legati alla poltrona?

L’Italia si merita una classe dirigente all’altezza delle sue eccellenze.

La Segreteria nazionale SIM Guardia Costiera

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