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Il magistrato Di Matteo, il ministro della Giustizia e le intercettazioni dei boss: “Io al Dap ma poi Bonafede cambiò idea”

Botta e risposta, durante la trasmissione Non é l’Arena su La7, tra il magistrato Nino Di Matteo e il Guardasigilli Alfonso Bonafede.   Il magistrato ha raccontato che “Bonafede mi chiese se ero disponibile ad accettare il ruolo di capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria o, in alternativa, quello di direttore generale degli affari penali. Chiesi 48 ore di tempo di tempo per dare una risposta”, ma “quando ritornai, avendo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, il ministro mi disse che ci aveva ripensato e nel frattempo avevano pensato di nominare Basentini”.

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Di Matteo ricorda che, nelle ore intercorse tra la proposta del ministro della Giustizia e la sua decisione, “alcune informazioni che il Gom della polizia penitenziaria aveva trasmesso alla procura nazionale antimafia ma anche alla direzione del Dap, quindi penso fossero conosciute dal ministro, avevano descritto la reazione di importantissimi capimafia, legati anche a Giuseppe Graviano e ad altri stragisti all’indiscrezione che io potessi essere nominato a capo del Dap”. Quei capimafia, racconta, dicevano “se nominano Di Matteo e’ la fine”. Tuttavia, “al di la’ delle loro valutazioni – aggiunge – andai a trovare il ministro 48 ore dopo, avevo deciso di accettare la nomina a capo del Dap ma improvvisamente mi disse che ci aveva ripensato”. Incalzato dal conduttore, Massimo Giletti, Di Matteo puntualizza: “Al ministro dissi ‘Mi consenta di parlare con i miei famigliari prima di decidere’, e quando andai per dire che avrei accettato Dap, nel frattempo il ministro ci aveva ripensato o qualcuno l’aveva indotto a ripensarci questo non lo posso sapere.

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‘La vorremmo come nostro collaboratore, puo’ scegliere o essere nominato al dap, e lo passo fare io subito,  o puo’ scegliere la direzione degli affari penali, ma in questo caso deve aspettare la  maturazione di una situazione’, era la prima offerta di Bonafede”. Anziche’ la nomina al Dap, nel secondo incontro, “il ministro mi chiese di accettare il ruolo di direttore generale al ministero. Il giorno dopo gli dissi di non contare su di me perche’ non avrei accettato”, conclude Di Matteo. 

“Sono esterrefatto nell’apprendere che viene data un’informazione che puo’ essere grave per i cittadini, nella misura in cui si lascia trapelare un fatto sbagliato, cioe’ che la mia scelta di proporre a Di Matteo il ruolo importante all’interno del ministero sia stata una scelta rispetto alla quale sarei andato indietro perche’ avevo saputo di intercettazioni”. Replica cosi’ il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, alle parole del magistrato Nino Di Matteo a ‘Non e’ l’arena’.    

 

“Gli ho parlato della possibilità di fargli ricoprire uno dei due ruoli di cui ha parlato lui – aggiunge – gli dissi che tra i due ruoli per me era piu’ importante quello di direttore degli affari penali, piu’ di frontiera nella lotta alla mafia ed era stato il ruolo ricoperto da Giovani Falcone”. 

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