Carabinieri

[IL RETROSCENA] TUTTE LE TRAME NELL’ARMA, ECCO CHI VUOLE PRENDERE IL POSTO DEL GENERALE DEL SETTE

(di Claudia Fusani) – “Il dossier è in evidenza sul tavolo del governo. Ma non ci sarà alcuna anticipazione: il generale Tullio Del Sette resta comandante dell’Arma fino a scadenza del mandato, cioè a gennaio”. La fonte di palazzo Chigi che segue i dossier sulle nomine del comparto sicurezza non ha dubbi. Da qualche giorno  nei palazzi della politica gira vorticosa la voce che il comandante dell’Arma sia troppo “debole”, poiché indagato nell’inchiesta Consip, per affrontare i mille fronti di un momento certamente infelice per i Carabinieri: militari sotto indagine per stupro e violenze (Firenze e Aulla); l’affaire Consip che vede militari indagati per falso e rivelazione di segreto (il maggiore Gianpaolo Scafarto), per depistaggio (colonnello Sessa) e il colonnello Sergio De Caprio (l’ex capitano Ultimo) sotto procedimento disciplinare e nel mirino della procura militare; per tacere del mistero di Igor, il criminale omicida per cui sono state dispiegate forze per terra e per mare (con relativi costi) e che è tuttora latitante. L’imbarazzo peggiore riguarda proprio i vertici dell’Arma: il generale Del Sette è indagato per rivelazione di segreto (per l’accusa avrebbe spifferato l’esistenza dell’inchiesta Consip all’ex ad della centrale degli appalti) così come il generale Emanuele Saltalamacchia che comanda la regione Toscana.

In queste condizioni c’è chi, uno per tutti il direttore de La Verità Maurizio Balpietro, chiede esplicitamente che ci sia velocemente un cambio al vertice della Benemerita. “Perché nel momento in cui si deve affrontare la bufera al comando servono uomini forti e non uomini indeboliti”. Osservazione fondata su cui pesano due forti obiezioni. La prima: “Anticipare l’uscita di Del Sette – spiega la fonte di palazzo Chigi –  vorrebbe dire sconfessare il vertice addossando loro i disastri di questi mesi. E questo non sarebbe né giusto né corretto”.

La seconda: a soffiare sul fuoco ci sono anche coloro, e non sono pochi, che vogliono mettere le mani sull’Arma, 110 mila uomini che sono un pezzo importante della sicurezza del Paese. Ed è proprio per evitare speculazioni di questo tipo che il governo ha deciso di tenere le bocce ferme. “Del Sette non si tocca, concluderà il suo mandato che termina a metà gennaio 2018” a conclusione di una proroga di un anno già ottenuta un anno fa quando il generale era già indagato per Consip.

Il congelamento del dossier non significa però che la guerra per il piano nobile di viale Romania, sede del comando generale, non sia già partita. Sono dieci i generali di corpo d’armata che possono ambire al ruolo ma la cerchia dei papabili si è già ristretta a cinque nomi: Riccardo Amato, 62 anni, numero uno della Divisione Pastrengo, esperto di lotta alle mafie; Vincenzo Coppola, 63 anni, attuale numero 2 dell’Arma, vasta esperienza all’estero in ambito Nato; Ilio Ciceri, 62 anni, ufficiale molto dentro la difficile e delicata macchina dei carabinieri, braccio destro dell’amatissimo ex comandante Leonardo Gallitelli, ex capo di Stato Maggiore ora alla guida del comando interregionale Podgora;  Giovanni Nistri, il più giovane del gruppo, 61 anni e quindi colui che avrebbe un incarico più lungo (la pensione, salvo proroghe, scatta a 65 anni), ha comandato l’interregionale di Napoli e qui ha avuto l’incarico di mettere in funzione e realizzare il progetto Grande Pompei. Infine Antonio Ricciardi, al limite con l’età (è del ’53) ma, al di là dei meriti soggettivi, con il merito di aver pianificato e traghettato il passaggio nell’Arma della Guardia Forestale. Ironia del destino, Ricciardi è il capo anche del Noe e del drappello di investigatori nel mirino dell’inchiesta Consip.

Se questa è la squadra –  tutti alti ufficiali che condividono anche gli anni di formazione alla Scuola di guerra – c’è un nome che brilla più di altri sul tavolo del governo ed è quello di Giovanni Nistri, poco noto nell’ambito dei media ma assai noto ai tecnici e a palazzo Chigi perché ha fatto il miracolo di fare di Pompei l’attrazione culturale che ha registrato le migliori performance di ingressi e biglietteria tra il 2016 e il 2017.

Ora però va detto che tra gennaio e febbraio ci sarà la tempesta perfetta nei settori dell’intelligence e del law enforcement (Polizia, Carabinieri e Finanza) perché nel giro di pochi giorni vanno a scadenza tutti i vertici di servizi segreti, il Dis che coordina gli 007 da palazzo Chigi e forze  di polizia. Un ingorgo frutto soprattutto del fatto che i capi di Polizia, Dis, Guardia di Finanza, capo di stato maggiore dell’Esercito furono  nominati due anni fa con scadenza, appunto, biennale. Per gli altri si tratta di un gioco di rinnovi che si interrompe sempre tra gennaio e febbraio. Il problema è, spiega sempre a Tiscali.it la fonte di palazzo Chigi, che “in quello stesso periodo, ad oggi, sono previste le urne per le politiche”. Dunque il rinnovo dei vertici della pubblica sicurezza potrebbe incrociare un periodo di forte e chissà quanto lunga instabilità. Perché poi, una volta che siamo andati a votare, non sarà facile avere una maggioranza e dunque un governo in grado di decidere. Su questa come su altre questioni.

Ecco che fin da adesso il premier Gentiloni ha chiesto che il dossier nomine sicurezza sia sul tavolo del governo e anche delle varie forze politiche. Per coinvolgere tutti nella decisione e non farsi trovare impreparati. (Tiscali Notizie) 

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