Editoriale

Il Tricolore sventola maestoso ora più che mai e avvolge un solo popolo

Eccoci qui, tutti a casa, tra divano, poltrona, Tg e cellulari. Chiusi in una insolita vacanza di primavera… Una vacanza che a non tutti offre una vista mare o uno sguardo sulle vette, ma siamo qui, chiusi e fuori è primavera. Una splendida primavera, una primavera che aspettavamo da anni. Una primavera in cui ci sentiamo una sola Nazione. Una primavera in cui tutto è fermo e, finalmente, ci insegna a osservare i dettagli più belli, quelli che avevamo dimenticato.

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L’aria fuori è pulita, c’è silenzio, c’è una sofferenza che cresce e in questa sofferenza siamo tutti coinvolti e non esistono più individualismi… Anche i più tiranni si sono piegati a un male che non guarda in faccia a nessuno e ci rende simili nel dolore. Ma c’è una bella distrazione in questi giorni, la più bella di tutte le distrazioni, a cui non siamo abituati, si chiama sentimento nazionale. C’è il Tricolore che copre l’Italia coi balconi che fanno da filo conduttore. C’è l’Inno nazionale che riempie il silenzio. C’è l’apprensione per chi vive l’emergenza e non c’è presidio che sia isolato. Siamo tutti lì, col cuore, vicini ai nostri medici, infermieri, ambulanzieri, personale delle pulizie… Sentono pulsare il nostro cuore, sentono che c’è un Paese fuori che li aspetta a braccia spalancate e che darà loro il miglior posto nel futuro di questa triste storia.

 

Ora sono chiusi anche loro, come noi, mentre fuori il Tricolore aspetta fermo e vigile che tutto finisca. È lì, a presidio della nostra solida storia, del nostro essere un Popolo forte. Non c’è virus che tenga, non c’è nemico che possa! Il Tricolore è lì e più passa il tempo, più cresce la sofferenza e più lui sventola forte, alto e maestoso. Nessuno avrebbe mai pensato che questo Paese si sarebbe ritrovato, in poche ore, più forte che mai… A Palermo piangono il dolore di Milano, a Milano pensano che il male potrebbe correre lungo lo stivale e allora ecco che il cuore diventa uno solo e pulsa forte per essere più veloce di ogni lacrima che scende o di ogni esito positivo che si riscontra. Saranno giorni difficili, duri, lunghi. Ma siamo tornati italiani anzi, siamo diventati italiani. Era forse questa l’idea che sognavano nel 1861, era forse questa l’Italia di cui si parlava.


Il tempo scorrerà, lascerà le sue cicatrici e le sue foto memorabili per noi che ora siamo qui, chiusi a leggere queste righe. Un altro tempo invece tornerà e sarà quello da costruire, sarà quello da riempire di suoni, traguardi successi, scoperte. Sarà il tempo in cui osserveremo quel Tricolore alto, bello, maestoso… che sventola nel cielo e nessuno mai riuscirà a strapparcelo via, perché nella sofferenza più buia lui c’era e ci indicava la speranza e il coraggio di essere un Popolo fiero.

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