Forze di Polizia

QUALCUNO HA AIUTATO IGOR? SPARITO DOPO UNA TELEFONATA DALLA POLIZIA

Giuseppe Baldissarro per “la Repubblica”

Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, il killer alla macchia ormai da otto mesi per gli omicidi di Budrio e Portomaggiore, è sparito dopo aver ricevuto una telefonata dalla questura di Ferrara. Una chiamata ricevuta sul suo telefonino quando era già stato individuato come autore delle rapine compiute nell’ estate del 2015 e prima degli omicidi di Davide Fabbri e Valerio Verri, dell’ 1 e 8 aprile 2017.

La circostanza emerge dai tabulati chiesti dalla procura di Bologna che all’ epoca indagavano sul primo dei due omicidi e che furono acquisiti dai magistrati del capoluogo per tentare di scovare il fuggitivo attraverso suoi possibili contatti. Analizzando il traffico telefonico gli inquirenti si sono imbattuti nel numero intestato alla polizia e con il quale Feher avrebbe dialogato per una manciata di secondi. Chiusa la telefonata il killer si sarebbe disfatto della scheda per poi sparire dalla circolazione.

Da quel momento in poi ogni contatto tra Feher e i suoi possibili complici o ipotetici amici si interrompe, ben prima della rapina ai danni di una guardia giurata ad Argenta (a cui sottrae una pistola) e degli omicidi di Fabbri e Verri. Al momento non è ancora chiara la ragione della telefonata, ma è certo l’ effetto che provoco. Feher infatti sapeva dell’ arresto dei suoi complici nelle rapine del 2015 (gli slavi Ivan Pajdek e Patrik Ruszo, di recente condannati a 15 e 14 anni di reclusione).

Sapeva che erano stati fermati per un omicidio, e forse temeva di essere tirato dentro a qualche storia di scorribande nelle campagne ferraresi. Aveva intuito bene. Pajdek e Ruzsco, arrestati a ottobre 2015 per la rapina finita male. La vittima Pier Luigi Tartari, di 73 anni, era morto due mesi prima per le botte ricevute durante un furto in casa, ma agli assassini vengono contestate anche altri furti, tre per l’ esattezza, fatte nello stesso periodo.

Loro ammettono e, forse allo scopo di ottenere qualche vantaggio, tirano in mezzo anche “Ivan il russo”, dicono che c’ era anche lui nei tre colpi. Accuse che a novembre del 2016 si trasfor-meranno in un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere nella quale, oltre ai due slavi, finisce anche il nome di Feher. Le indagini sulle rapine in due casi sono svolte dai carabinieri, nel terzo dalla polizia. Ed è forse in questo contesto che arriva la telefonata, che è successiva a quel novembre.

Intanto i figli di Valerio Verri, ucciso nell’ agguato dell’ 8 aprile, adesso accusano esplicitamente Marco Ravaglia, agente di polizia provinciale con cui la guardia volontaria era di pattuglia e che rimase gravemente ferito nello stesso agguato. Ravaglia, secondo loro, «avrebbe dovuto astenersi» dall’ inseguire “Igor” «e nel caso chiedere rinforzi alla centrale, data la presenza a bordo della guardia ecologica volontaria, non armata, di cui doveva garantire la sicurezza». A chiamare in causa il collega di pattuglia del padre è l’ atto di opposizione presentato per i figli di Verri, Francesca e Emanuele, dall’ avvocato Fabio Anselmo, contro la scelta della procura di Ferrara di chiedere l’ archiviazione del fascicolo nato dalle loro denunce.

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