Carabinieri

Carabinieri smantellano rete criminale ligure. Evocavano “Mafia Capitale”, “Gomorra” e “Romanzo Criminale” per terrorizzare le vittime

Dalle confidenze di un commerciante alassino, terrorizzato e preoccupato per essere stato minacciato di morte, all’arresto di quattro soggetti quarantenni che emulavano le gesta e le frasi dei protagonisti – reali e di fiction – di Mafia Capitale, Gomorra e Romanzo Criminale: proprio dal film di Michele Placido (tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo) ha preso nome l’operazione lampo dei carabinieri del comando di Alassio in collaborazione coi colleghi delle locali Stazioni di Andora e Borghetto Santo Spirito che ha assicurato in carcere a Marassi  E.P.  e F. J., a Imperia M.G. (già arrestato ad Albenga un mese prima per gli stessi reati), mentre Q.R. è finito ai domiciliari in quel di Andora.


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L’accusa verso costoro, noti con vari nomignoli come L’Animale, Carminati, Sangue Blu, Napolino,  Il rosso, Il tatuato e vari altri è di estorsione, rapina, spaccio di stupefacenti (cocaina), atti persecutori, violenza privata e minacce a ristoratori e commercianti di Alassio, Andora, Borghetto Santo Spirito e persino al presidente del consiglio comunale e al comandante della polizia locale alassini. L’indagine, coordinate dal sostituto procuratore Elisa Milocco della Procura di Savona, è partita il 2 giugno scorso e ha avuto origine nel momento in cui un militare dell’Arma in servizio aveva ricevuto le confidenze di un commerciante alassino, terrorizzato e preoccupato per essere stato minacciato di morte da uno degli estorsori (il pregiudicato M.G.) che lasciava intendere di avere contatti con la malavita organizzata o associazioni di tipo mafioso, qualora non avesse acconsentito alla sua richiesta di  ‘piazzarsi’, arbitrariamente, a vendere i suoi prodotti di ristorazione, peraltro senza alcuna autorizzazione amministrativa, arrivando a minacciare in funzionario comunale alassino per  ottenere il rilascio del suddetto titolo, paventando pure nei loro confronti conseguenze ritorsive.

Pian piano si è scoperto che il sodalizio criminoso agiva così in altri locali per ottenere denaro, piazzare merce, e via di seguito. Un singolare modus operandi, desueto per le zone in oggetto, che ha connotato le azioni delittuose dei quattro. Il già noto M.G., in ogni occasione, faceva riferimento alle  sue ‘origini siciliane’ e di mettere in pratica azioni di vendetta tipiche della mafia, rivolgendosi ai commercianti terrorizzati e ai complici con frasi copiate dalla fiction Gomorra: “Sangue Blu E’ Tornato; mamma ora metto i pagliacci al circo, il re è tornato sul suo trono, pensavano che mi ero ritirato e invece sono tornato in azione, diglielo alla gente che M. G. è tornato in azione, mo’ tengo conoscenze, soldi, capacità ed armi e tutti devono sottostare al mio dominio”E.P., invece, in ogni incontro si vantava di essere stato in galera e di perpetuare il mito  di Carminati (il criminale di Mafia Capitale già nel giro della Banda della Magliana) sfoggiando il carattere da duro girando per Alassio allo scopo di generare “onore e rispetto”caratteristiche, secondo lui  strumentali alle loro attività illecite tra cui anche lo spaccio di cocaina.

Per dimostrare la sua temerarietà ha minacciato di morte uno dei suoi creditori dicendogli “Tu mi devi rispetto, io sono stato già dentro e se non mi paghi ti taglio la gola”. Per dimostrare la loro supremazia e dominio hanno fatto inginocchiare una persona “Forse per lanciare  un segnale concreto della loro pericolosità”, dicono dall’Arma.  Tant’è, volevano acquisire a tutti i costi (minacciando di mettere una bomba) una attività commerciale, terrorizzando di continuo i titolari anche alla presenza di minori. Le indagini proseguiranno anche perché, dice il maggiore Ferrari del comando alassino, “I taglieggiati sono presumibilmente molti di più di quelli che abbiamo appurato: il gruppo si stava formando e cercava di allungare i tentacoli in zona, per cui colgo l’occasione di invitare chiunque avesse subito ritorsioni del genere dai quattro ad avvicinarci e sporgere denuncia, utile al proseguo dell’indagine e per la sicurezza di tutti. Per noi non è stata solo una operazione burocratica, ma di avvicinamento e rassicurazione nei confronti dei cittadini che giustamente devono sentirsi protetti”.

Redazione articolo a cura di Lucia Marchio per Genova Repubblica

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