Editoriale

RIORDINO DELLE CARRIERE AL VAGLIO DELLA CORTE COSTITUZIONALE

Si era intuito da subito che l’impianto normativo che ha dato corso al riordino delle Carriere per gli appartamenti alle Forze di Polizia e Forze Armate, attuato con i d.lgs. 94 e 95 del 2017, era carente ed soprattutto iniquo, in particolare nella parte che riguardava la metà degli ex Marescialli Aiutanti s.UPS dell’Arma dei Carabinieri e gradi/qualifiche corrispondenti degli altri corpi.

Infatti, gli appartenenti a tale categoria, benché apicali e con carriere giunte al vertice del ruolo, inspiegabilmente sono stati inquadrati in una posizione subordinata rispetto al nuovo grado/qualifica di vertice, con perdita delle corrispondenti prerogative e con l’obbligo di rifare il medesimo percorso, già faticosamente superato prima dell’entrata in vigore dello scriteriato riordino.

Questa evidente nonché grave incongruenza, che ha portato scoramento e delusione, interessando anche sottufficiali prossimi alla pensione che per ovvi motivi non riusciranno mai a indossare il nuovo grado di Luogotenente, ha oggi fatto i conti con un acerrimo “nemico” affinché potesse passare nell’oblio e protrarre nel tempo le sue conseguenze infauste.

Infatti, nella giornata di ieri, un Magistrato del T.AR. di Aosta, vagliando oggettivamente e con terzietà quanto evidenziato nel ricorso presentato da un noto legale della Capitale, ha inviato lo scritto alla Corte Costituzionale per gli evidenti profili di illegittimità di cui soffrono i sopra citati decreti legislativi. La Giustizia esiste e, se le istanze fatte per tempo non vengono ascoltate, alcune volte occorre rivolgersi ad un Giudice come ultima speranza per difendere un diritto maturato ed eventualmente leso, augurandoci che ben presto possa essere restituita la dignità a migliaia di Sottufficiali delusi e demotivati.

Sarebbe altresì auspicabile che l’amministrazione militare, tenuto conto delle gravi quanto evidenti incongruenze emerse dall’impianto normativo, oggi anche suffragate da un autorevole parere del Tar, possa correre ai ripari attraverso i previsti correttivi, ancor prima che la corte costituzionale possa certificare come un clamoroso fallimento una legge costata quasi un miliardo di euro….

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